Hai fatto una città di quello che prima era un mondo.
Rutilio Claudio Damaziano, De reditu suo.
- “ C’è un concetto che corrompe e altera tutti gli altri. Non parlo del Male, il cui limitato impero è l’Etica; parlo dell’Infinito” così J.L. Borges introduce la sua breve biografia dell’Infinito in – “Otras inquisiciones”. Ma anche altrove traspare la sua concezione dell’infinito, spesso dissimulato in idee ad esso collegate, come assoluto male metafisico, operante nel cosmo come seme di disordine ed assurdità. Non c’è nulla di più pericoloso della perdita del limite e della misura: l’errore dell’infinito è la perdita del valore contenuto nella relativa perfezione di ciò che è concretamente determinato e formalmente compiuto, ed induce perciò a smarrirsi nel nulla o in un labirinto senza via d’uscita.
Non esisterebbe storia né evoluzione se non esistesse accanto al limite, un principio di natura opposta che ostacoli la tendenza di ogni oggetto a permanere rigidamente fissato nei contorni della sua esistenza impostagli dal principio del limite. Tale principio è appunto l’illimitato.
In una realtà regolata dai confini il vero infinito non può dunque manifestarsi se non contratto nella forma finita
La più esplicita dichiarazione della bipolarità fondamentale che regola il movimento del cosmo, espressa in termini di finito ed indefinito, venne dai pitagorici.
.. Ippolito scrive che il caldeo Zarata disse a Pitagora come “due siano fin dal principio le cause delle cose che sono, il padre e la madre: e che il padre è la luce, la madre la tenebra: e che della luce son parti il caldo, il secco, il leggero, il veloce, della tenebra, il freddo, l’umido, il pesante, il lento; e che da questi, femmina e maschio, è composto il cosmo”
Goethe nelle sue ricerche naturali in epoca moderna avrebbe implicitamente riscoperto con la stessa densità di intuizione quanto asserito dai pitagorici.
Egli usò il criterio della polarità e dell’oscillazione ritmica come metodi primari d’indagine per una fondamentale ripartizione dei fenomeni. Vide nell’avvicendarsi di sistole e diastole l’essenza di ogni sviluppo organico, caso tipico la crescita di una pianta – essa consiste infatti in un continuo alternarsi di espansioni (illimitate) e contrazioni (limitanti).
Goethe seppe fondere interessi scientifici e aspirazioni artistiche, assegnando alla poesia il potere di evocare simbolicamente quelle forze madri del cosmo.
In epoca moderna Spinosa, Hegel e Leopardi colsero la negatività dell’infinito potenziale rapportandolo al desiderio e all’immaginazione.
Leopardi scrisse nello Zibaldone che il più riposto motivo della tendenza dell’animo umano all’illimitato risiede principalmente nel desiderio del piacere e nel sottrarsi di quest’ultimo a una qualsiasi definitiva saturazione. La natura più profonda del desiderio è la sua proiezione su un oggetto assoluto ed inesistente , non identificabile con alcun piacere definito, ed è perciò che una tal natura “porta con sé materialmente l’infinità, perché ogni piacere è circoscritto, ma non il piacere, la cui estensione è indeterminata, e l’anima amando sostanzialmente il piacere abbraccia tutta l’estensione immaginabile di questo sentimento, senza poterla nemmeno concepire, perché non si può formare idea chiara di una cosa ch’ella desidera illimitata."
Il senso positivo del limite e la forza dissolvente dell’illimitato furono ancora intuiti e sentiti in ogni loro aspetto da R.Musil, il valore del confine e della misura è descritto in - "Der mann ohne eigenschaften" – “onestà, continenza, cavalleria, musica, la morale, la poesia, la forma, il divieto, tutto ciò non ha altro scopo più profondo che dare alla vita una forma limitata e precisa”.
Una morale che sia dotata di reale potere di accrescimento e non sia soggetta a periodiche sconfitte dovrebbe fondarsi non su un ordinamento stabilito per sempre bensì sull’ininterrotta attività di una fantasia creatrice, non regolata dall’arbitrio, capace di plasmare gli svariati suggerimenti che scaturiscono dall’infinito complesso delle possibilità di vivere.
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