30 dicembre 2010

LA CORNICE


Ritengo che leggere il brano che segue col filtro critico attivato possa servire, nella più rosea delle ipotesi, come innesco di una reazione virtuosa volta alla riconquista di spazi di solidarietà, di fiducia a partire da uno, noi stessi e via via seguitando...è più una speranza..
vi prego...accordatemela..
auguri di buon fine anno.
"L’efficienza di un sistema sociale dipende dalla pubblica fede, ossia dalla fiducia reciproca tra cittadini e stato e tra cittadini e cittadini. La fiducia richiede che lo stato sappia sia governare bene ed equamente, sia legiferare bene ed equamente, sia applicare efficacemente le norme e le sanzioni. La mancanza di questi fattori corrisponde a una mancanza di pubblica fede, quindi a una società in cui prevalgono organizzazioni ristrette (di tipo familistico o tribale), che agiscono in base a un’ottica di saccheggio, a calcoli di breve termine, mordi e fuggi (perché non si possono fare programmi lunghi), a diretto scapito dei più deboli e della collettività, nonché delle generazioni venture, senza alcun interesse per il benessere e il futuro. I partiti politici italiani si evolvono in tribù od orde sostanzialmente secondo il modello dell’organizzazione mafiosa. Nessun progetto di lungo termine e di interesse collettivo fa presa o si afferma nel mondo reale (cioè fuori della propaganda e delle aspettative che essa, durante le campagne elettorali, suscita entro la soggettività delle persone che essa raggiunge). La pubblica amministrazione e la giurisdizione funzionano sempre peggio e costano sempre di più (con le ovvie conseguenze di improduttività economica, deficit pubblico, pressione fiscale, fuga dei capitali) perché chi le ha in mano le usa primariamente per sé e i suoi collegati e non per la loro funzione propria, e pretende di essere intangibile, ergendosi a valore morale intrinseco mentre manda in rovina il sistema. La Casta dominante vede la crisi attuale come una minaccia non al paese ma al proprio potere e ai propri privilegi, quindi reagisce alla crisi aumentando la quota di risorse pubbliche destinata a comperare consensi mediante concessioni di privilegi, e diminuendo di conseguenza la quota di spesa destinata a servizi e investimenti utili (spende di più per fidelizzarsi Chiesa, magistrati, alti burocrati, monopolisti, capi-mafia, mentre per fidelizzarsi le categorie inferiori, non vitali, usa la paura: paura di perdere il lavoro, la pensione, i sussidi; paura di Berlusconi, del comunismo, delle tasse, degli immigrati, di Marchionne). Per effetto di queste contromisure, la crisi del paese si aggrava e minaccia ancora di più la Casta. Allora la Casta reagisce aumentando ulteriormente la quota di spesa pubblica destinata a propria tutela (ad es., si deliberano 100 miliardi per il feudo elettorale siculo e altri soldi per avere il sostegno vaticano) e aggiungendo misure di limitazione della libertà di protesta e dei mezzi di diffusione della informazione dissenziente (tagli ai sussidi all’editoria, restrizioni alla comunicazione pubblica via internet). Dato questo feedback positivo (ossia, di reciproco rinforzo) tra peggioramento della crisi e peggioramento della gestione politica, si va verso un punto di rottura, di system crash. Coloro che stanno portando avanti questo processo non è che non si rendano conto delle sue conseguenze e della sua insostenibilità, ma, analogamente al comportamento dei brokers che portavano e portano avanti i processi speculativi delle bolle finanziarie e immobiliari, finché il processo rende, nessuno lo ferma o ne esce. Il processo si arresta soltanto quando diventa insostenibile, e allora avviene l’implosione.
Il ruolo di un ministro delle finanze e dell’economia, in un simile sistema politico, è quello di far durare il gioco quanto più a lungo possibile, frenando gli eccessi di spesa pubblica cui alcuni gruppi politici ricorrerebbero per rafforzare o rappezzare la loro posizione di potere e conseguenti vantaggi, ma accentuando gli squilibri e anticipando così la fine del gioco, con conseguente danno per l’insieme della Casta e per il suo complessivo interesse. Interesse che in ciò converge coll’interesse dei paesi euroforti a costringere l’Italia a non fare default (a stringere la cinghia e ad alzare le tasse) finché quei medesimi paesi e i loro sistemi bancari non si saranno liberati dei bonds italiani nei loro bilanci. Questo ruolo del ministro in questione viene presentato come una politica di virtuosità, di convergenza europea, di risanamento, di ristrutturazione e rilancio, mentre ha tutt’altro scopo: prolungare il business della casta politica interna e dar tempo ai partners forti di mettersi al riparo dall’inevitabile tracollo italiano. A conferma di ciò sta il fatto che, in venti anni di declino, non è stato elaborato, discusso, e ancor meno attuato, alcun progetto economico strategico, alcun nuovo modello, alcuna riforma sistemica. Insomma, la politica economica dei governi italiani è una politica che, sotto il falso pretesto dell’integrazione europea, serve a due scopi: tirare avanti finché si può col business della Casta italiana e insieme obbedire agli interessi del padrone tedesco. Nel frattempo non si fa alcuna riforma (scuola, università, ricerca, pubblica amministrazione, trasporti, mentalità) per rendere il paese efficiente ed “europeo”, per prepararlo realmente all’integrazione che si dice di voler realizzare – ovviamente, mentendo, e solo per far accettare ai cittadini i “sacrifici”. La prospettiva cui si guarda dalle finestre dell’Hotel Bilderberg non è l’integrazione, bensì il system crash, la crisi “vera”, cioè tale da frantumare le attuali strutture di rendita, consenso e bloccaggio, quindi capace di aprire nuovi spazi di business, di investimento, di ristrutturazione del potere e da creare le condizioni politiche per una vera riforma – la quale probabilmente sarà basata su un take-over del sistema-Italia dall’estero, compiuto da capitali esteri, e che avvierà l’Italia a una gestione da parte di tali capitali, in stile Marchionne, ma senza più aver bisogno di negoziare. Il Belpaese troverà così la sua tanto agognata governabilità e modernizzazione."(stralcio da marcodellaluna.info)

10 dicembre 2010

una rosa è una rosa


..chiamare le cose
con il loro nome
contrastando
l'abitudine diffusa
ad occultarne il senso,
vuol dire
anche
combattere
nell'unico modo possibile
la babele dei linguaggi..
una casa è una casa
una rosa è una rosa...

04 dicembre 2010

Io imparo a vedere


"Io imparo a vedere.
Non so perchè tutto penetra in me più profondo
e non rimane là dove, prima, sempre aveva fine e svaniva.
Ho un luogo interno che non conoscevo.
Ora tutto va a finire là.
Non so che cosa vi accada."....
..."Non mi era mai capitato di accorgermi,
per esempio, di quanti volti ci siano.
C'è un'infinità di uomini,
ma i volti sono ancor più numerosi
poichè ciascuno ne ha più d'uno.
Vi sono persone che portano un volto per anni,
naturalmente si logora, diviene laido,
si piega nelle rughe,
si sforma come i guanti portati in viaggio.
Queste sono persone econome, semplici;
non mutano di volto,
non lo fanno pulire neppure una volta.
va bene così,
sostengono,
e chi gli può dimostrare il contrario?
Solo, viene da chiedersi: poichè hanno più volti,
cosa ne fanno degli altri?
Li mettono in serbo.
Li porteranno i loro figli."...
...." Altri, si mettono un volto dopo l'altro con rapidità inquietante,
e li logorano.
A tutta prima sembra loro di averne per sempre;
ma sono appena sui quaranta,
e già arriva l'ultimo.
Questo naturalmente è una tragedia.
Non sono abituati a tener da conto i volti,
il loro ultimo se ne va in otto giorni,
ha dei buchi,
in molti punti è sottile come la carta,
e allora a poco a poco vien fuori il rovescio,
il non volto,
e vanno in giro con esso."

(tratto dai quaderni di Malte Laurids Brigge di R.M.Rilke)