27 novembre 2008

ready made

Sei nella Città,
che vaghi in balia delle onde.
e La notte,
miri lontane aguglie
guizzare sospese, nel tetro remare della corrente,
senti il trambusto squillante dei motori
dei potenti tiranni del giorno,
la città è polimorfa,
sei già vicino alla battigia
il mare è nero petrolio
plastico corrispettivo della pioggia
che scende....
d'un tratto
...ti ricordi delle piccole macchie
di tintura di iodio,
sulla gamba,
sul fianco ferito,
dopo la discesa violenta ed esuberante
incontro al mondo proscenio di marinai arbusti
e gazzelle donnole
ecco Lontano si ode un BASTA...
Basta... coi corifei della lotta di popolo....
del mai sia.
Accade qualcosa di strano
in quella casa rosso fuoco,
in quella casetta sorella,
casetta riscaldata,
da visioni di mondi disfatti,
di vittime murate.
"Suvvia, dolce signora, sweet lady charity, m'aiuti
a rinvenire la notte sali e scendi
sui muri artefatti
sulle salite scoscese,
scarichi i muli di Antropes,
e vada a trovare la mamma
che geme affranta sul tetto di casa,
poi giochi con sempre-verde Katy.
Intanto ad oriente una tempesta d’agosto
mi procura fastidi indicibili,
sulla cute erosa dalla salsedine.
scende dai monti capretta beata,
scenderà dal nulla il crotalo estremo,
e un agitato tremore di mani
sospenderà il ritmo delle notti
e un sogno riverberato di luci riflesse
brillerà sulle fiancate di automobili grigio metallo
e si farà largo
sui sedili confortevoli di auto pe(n)santi,
strombazzanti,
in parata,
davanti al mitico magico
museo di Duchamp.

25 novembre 2008

Di notte a sperare l'aurora

e se ci fosse una piccola luce,
una lucciola ebbra che danza al crepuscolo?
e se la notte non fosse che l'attimo a precedere il giorno...
...dove saremmo adesso?
se di muschio e rugiada profumassero stelle,
e di tiepidi soffi s'infocasse l'aere...
saremmo di notte a sperare l'aurora?
(Roberta La Torre)

11 novembre 2008

LA PROVA DI FORZA

Credere è una bella cosa,
ma mettere in atto le cose in cui si crede
è una prova di forza.
Sono molti coloro che parlano come il fragore del mare,
ma la loro vita
è poco profonda e stagnante
come una putrida palude.
Sono molti coloro
che levano il capo
al di sopra delle cime delle montagne,
ma il loro spirito
rimane addormentato
nell'oscurità delle caverne. (Gibran)

09 novembre 2008

MEA CULPA

Uno dei problemi più acuti di oggi è costituito dalle difficili condizioni del convenire, nell'assenza di una genuina etica della comunicazione. Nella dissolvenza di tale etica, diventa un impresa disperata ogni comune progettazione della forma del vivere bene in comunione. Senza un riferimento forte al "bene comune" la politica rischia di degradarsi a lotta di tutti contro tutti, di tramutarsi in pura sopraffazione.
Obama cerca di riannodare i fili di una purificazione rigenerante della politica sul terreno dell'etica, combattendo strenuamente l'eclissi contemporanea del senso della verità.
La vita buona in comune, nell'ambito di istituzioni giuste, non costituisce un lusso ma una componente necessaria di essa.
Se noi non volessimo, come d'altronde facciamo correntemente, prender parte ad alcuna decisione politica, già avremmo preso la decisione più nevralgica: cioè quella di lasciare ogni guida ed orientamento nelle mani delle minoranze governanti al presente, lasciandoci sospingere e condurre innanzi.
Solo questo ragionamento può consentirci di riscoprire la necessità e la verità della politica, come dell'etica: mostrare l'interna aporia di coloro che, respingendo a parole ogni impegno, ed io sono uno di questi, assumono di subire una politica ed un'etica della peggior specie: quelle della passività e dell'acquiescenza.
L'Yes we can - suona così come un monito a definire lo spazio comunitario del vivere con,
luogo elettivo dove si istituisce la politica come speranza del cambiamento.

07 novembre 2008

VISIONI. Yes we can.

La grandezza della politica sta nella capacità di avere visioni,
di fare sognare...
grazie Obama..
grazie America..

"Si, noi possiamo,
c'era un credo scritto nei
documenti dei padri fondatori
che proclamava il destino di una nazione,
Si, noi possiamo,
era sussurrato da schiavi e abolizionisti
mentre tracciavano una scia
verso la libertà attraverso la più oscura delle notti,
Si, noi possiamo,
era cantato da immigrati
mentre si avviavano da terre lontane
e pionieri che si spingevano ad
ovest verso lande desolate,
Si, noi possiamo,
era la chiamata dei lavoratori
che si organizzarono,
delle donne che ottennero il suffragio,
di un presidente che scelse la luna
come nostra nuova frontiera
e di un Re che ci portò in cima
alla montagna e ci mostrò la via
per la terra promessa,
Si, noi possiamo,
per la giustizia e l'uguaglianza
Si, noi possiamo,
per le opportunità e la prosperità,
Si, noi possiamo,
sanare questa nazione
Si, noi possiamo,
riparare questo mondo!
Si, noi possiamo!
E così domani quando porteremo questa campagna
dal Sud all'Ovest,
impareremo che le rimostranze dei lavoratori
tessili Texani in Spartanburg
non sono così differenti dal dramma
di un lavapiatti di Las Vegas,
che le speranze di una ragazzina che va
a scuola a Dillon
sono le stesse dei sogni
del ragazzo che vive ed impara
sulle strade di Los Angeles,
ci ricorderemo che c'è qualcosa
che sta accadendo in America,
che non siamo così divisi
come ci dipingono,
che siamo un solo popolo,
siamo un unica nazione
e insieme inizieremo
il prossimo grande capitolo
della storia Americana
con tre parole
che risuoneranno da costa a costa
dal mare al mare scintillante
YES, WE, CAN."
storico discorso elettorale tenuto da B. Obama a Nashua, New Hampshire l'8 gennaio 2008.

05 novembre 2008

Le sofisticate forme
che determinano gli eventi
negli acciaiosi scenari del mondo..
..difficili da comprendere…
le origini nell’acqua..
le miserie umane…
la vita che...
scorre
e passa….

04 novembre 2008

nel silenzio

Nel silenzio
chiudo gli occhi
in ascolto
ecco
flll flll
un frullare d’ali
nella sera,
sottile crepatura del tempo.