04 novembre 2007

STORIE


Non bisogna perseguire l’idoleggiamento di un ritorno a forme di armonia con la natura e i luoghi comunque tramontate, né la fuorviante sacralizzazione della natura (….) ma addivenire all’assunzione consapevole della linea di non ritorno segnata dalla modernità, tecnologica e desacralizzata, avendo uno sguardo che vada oltre la chiusura del modello che ha concepito la terra e le cose soltanto come oggetti di sfruttamento e dominio “. ( L. Bonesio)

Iniziare a capire che l’omologazione uniformante il territorio è frutto della mancanza di un intenzionale capacità proiettiva in grado di riconoscerlo come il terreno di uno scontro creativo.
Mettere in atto un approccio alla realtà di natura qualitativa, volto a ricucire gli strappi che la mediocrità del tempo presente ha causato.
Ritornare all’ascolto delle narrazioni che provengono dai luoghi, alla centralità del linguaggio come logos interno alle dinamiche del farsi civitas.
Aderire ai microcosmi organici che connotano gli spazi del vivere, avendo come obiettivo prioritario la costruzione di un rapporto sim-patetico in cui la realtà è immagine del tutto pieno (spazio sostantivo o simbolico del tempo vissuto) contrapposta al vuoto della contemporaneità.
Individuare gli elementi di persistenza, le invarianti, i ritorni di langue, per costruire l’abitare come categoria dell’essere (Heidegger).
Definire la gerarchizzazione delle modalità d’uso del paesaggio come categorie dello spazio vissuto, movimento dal basso, per trovare un momento di saturazione di natura qualitativa, una poetica dello spazio, da cui il modello di prefigurazione socio-politico tragga i suoi codici, che dall’alto definiscano una strategia finalizzata al potenziamento della capacità “mitopoietica” dei luoghi .
Ricostruire l'istmo, la terra di mezzo, il luogo dell'immaginale per riannodare il filo e ri/dipanarlo.
Le nuove narrazioni (Nouveau Urbanisme) possono scaturire solo da un enorme sforzo di comprensione, dal bordo interstiziale tra ciò che è stato e ciò che non è ancora, il luogo liminale in cui la storia si dà come possibilità.

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