30 dicembre 2010

LA CORNICE


Ritengo che leggere il brano che segue col filtro critico attivato possa servire, nella più rosea delle ipotesi, come innesco di una reazione virtuosa volta alla riconquista di spazi di solidarietà, di fiducia a partire da uno, noi stessi e via via seguitando...è più una speranza..
vi prego...accordatemela..
auguri di buon fine anno.
"L’efficienza di un sistema sociale dipende dalla pubblica fede, ossia dalla fiducia reciproca tra cittadini e stato e tra cittadini e cittadini. La fiducia richiede che lo stato sappia sia governare bene ed equamente, sia legiferare bene ed equamente, sia applicare efficacemente le norme e le sanzioni. La mancanza di questi fattori corrisponde a una mancanza di pubblica fede, quindi a una società in cui prevalgono organizzazioni ristrette (di tipo familistico o tribale), che agiscono in base a un’ottica di saccheggio, a calcoli di breve termine, mordi e fuggi (perché non si possono fare programmi lunghi), a diretto scapito dei più deboli e della collettività, nonché delle generazioni venture, senza alcun interesse per il benessere e il futuro. I partiti politici italiani si evolvono in tribù od orde sostanzialmente secondo il modello dell’organizzazione mafiosa. Nessun progetto di lungo termine e di interesse collettivo fa presa o si afferma nel mondo reale (cioè fuori della propaganda e delle aspettative che essa, durante le campagne elettorali, suscita entro la soggettività delle persone che essa raggiunge). La pubblica amministrazione e la giurisdizione funzionano sempre peggio e costano sempre di più (con le ovvie conseguenze di improduttività economica, deficit pubblico, pressione fiscale, fuga dei capitali) perché chi le ha in mano le usa primariamente per sé e i suoi collegati e non per la loro funzione propria, e pretende di essere intangibile, ergendosi a valore morale intrinseco mentre manda in rovina il sistema. La Casta dominante vede la crisi attuale come una minaccia non al paese ma al proprio potere e ai propri privilegi, quindi reagisce alla crisi aumentando la quota di risorse pubbliche destinata a comperare consensi mediante concessioni di privilegi, e diminuendo di conseguenza la quota di spesa destinata a servizi e investimenti utili (spende di più per fidelizzarsi Chiesa, magistrati, alti burocrati, monopolisti, capi-mafia, mentre per fidelizzarsi le categorie inferiori, non vitali, usa la paura: paura di perdere il lavoro, la pensione, i sussidi; paura di Berlusconi, del comunismo, delle tasse, degli immigrati, di Marchionne). Per effetto di queste contromisure, la crisi del paese si aggrava e minaccia ancora di più la Casta. Allora la Casta reagisce aumentando ulteriormente la quota di spesa pubblica destinata a propria tutela (ad es., si deliberano 100 miliardi per il feudo elettorale siculo e altri soldi per avere il sostegno vaticano) e aggiungendo misure di limitazione della libertà di protesta e dei mezzi di diffusione della informazione dissenziente (tagli ai sussidi all’editoria, restrizioni alla comunicazione pubblica via internet). Dato questo feedback positivo (ossia, di reciproco rinforzo) tra peggioramento della crisi e peggioramento della gestione politica, si va verso un punto di rottura, di system crash. Coloro che stanno portando avanti questo processo non è che non si rendano conto delle sue conseguenze e della sua insostenibilità, ma, analogamente al comportamento dei brokers che portavano e portano avanti i processi speculativi delle bolle finanziarie e immobiliari, finché il processo rende, nessuno lo ferma o ne esce. Il processo si arresta soltanto quando diventa insostenibile, e allora avviene l’implosione.
Il ruolo di un ministro delle finanze e dell’economia, in un simile sistema politico, è quello di far durare il gioco quanto più a lungo possibile, frenando gli eccessi di spesa pubblica cui alcuni gruppi politici ricorrerebbero per rafforzare o rappezzare la loro posizione di potere e conseguenti vantaggi, ma accentuando gli squilibri e anticipando così la fine del gioco, con conseguente danno per l’insieme della Casta e per il suo complessivo interesse. Interesse che in ciò converge coll’interesse dei paesi euroforti a costringere l’Italia a non fare default (a stringere la cinghia e ad alzare le tasse) finché quei medesimi paesi e i loro sistemi bancari non si saranno liberati dei bonds italiani nei loro bilanci. Questo ruolo del ministro in questione viene presentato come una politica di virtuosità, di convergenza europea, di risanamento, di ristrutturazione e rilancio, mentre ha tutt’altro scopo: prolungare il business della casta politica interna e dar tempo ai partners forti di mettersi al riparo dall’inevitabile tracollo italiano. A conferma di ciò sta il fatto che, in venti anni di declino, non è stato elaborato, discusso, e ancor meno attuato, alcun progetto economico strategico, alcun nuovo modello, alcuna riforma sistemica. Insomma, la politica economica dei governi italiani è una politica che, sotto il falso pretesto dell’integrazione europea, serve a due scopi: tirare avanti finché si può col business della Casta italiana e insieme obbedire agli interessi del padrone tedesco. Nel frattempo non si fa alcuna riforma (scuola, università, ricerca, pubblica amministrazione, trasporti, mentalità) per rendere il paese efficiente ed “europeo”, per prepararlo realmente all’integrazione che si dice di voler realizzare – ovviamente, mentendo, e solo per far accettare ai cittadini i “sacrifici”. La prospettiva cui si guarda dalle finestre dell’Hotel Bilderberg non è l’integrazione, bensì il system crash, la crisi “vera”, cioè tale da frantumare le attuali strutture di rendita, consenso e bloccaggio, quindi capace di aprire nuovi spazi di business, di investimento, di ristrutturazione del potere e da creare le condizioni politiche per una vera riforma – la quale probabilmente sarà basata su un take-over del sistema-Italia dall’estero, compiuto da capitali esteri, e che avvierà l’Italia a una gestione da parte di tali capitali, in stile Marchionne, ma senza più aver bisogno di negoziare. Il Belpaese troverà così la sua tanto agognata governabilità e modernizzazione."(stralcio da marcodellaluna.info)

10 dicembre 2010

una rosa è una rosa


..chiamare le cose
con il loro nome
contrastando
l'abitudine diffusa
ad occultarne il senso,
vuol dire
anche
combattere
nell'unico modo possibile
la babele dei linguaggi..
una casa è una casa
una rosa è una rosa...

04 dicembre 2010

Io imparo a vedere


"Io imparo a vedere.
Non so perchè tutto penetra in me più profondo
e non rimane là dove, prima, sempre aveva fine e svaniva.
Ho un luogo interno che non conoscevo.
Ora tutto va a finire là.
Non so che cosa vi accada."....
..."Non mi era mai capitato di accorgermi,
per esempio, di quanti volti ci siano.
C'è un'infinità di uomini,
ma i volti sono ancor più numerosi
poichè ciascuno ne ha più d'uno.
Vi sono persone che portano un volto per anni,
naturalmente si logora, diviene laido,
si piega nelle rughe,
si sforma come i guanti portati in viaggio.
Queste sono persone econome, semplici;
non mutano di volto,
non lo fanno pulire neppure una volta.
va bene così,
sostengono,
e chi gli può dimostrare il contrario?
Solo, viene da chiedersi: poichè hanno più volti,
cosa ne fanno degli altri?
Li mettono in serbo.
Li porteranno i loro figli."...
...." Altri, si mettono un volto dopo l'altro con rapidità inquietante,
e li logorano.
A tutta prima sembra loro di averne per sempre;
ma sono appena sui quaranta,
e già arriva l'ultimo.
Questo naturalmente è una tragedia.
Non sono abituati a tener da conto i volti,
il loro ultimo se ne va in otto giorni,
ha dei buchi,
in molti punti è sottile come la carta,
e allora a poco a poco vien fuori il rovescio,
il non volto,
e vanno in giro con esso."

(tratto dai quaderni di Malte Laurids Brigge di R.M.Rilke)

16 novembre 2010

SPIRITO IN NOI

Sii nostra guida,
nelle oscurità e nei dubbi.
Sii il nostro guardiano
contro tutto ciò che minaccia
la nostra onestà.
Sii la nostra forza contro l'oppressione
e il nostro conforto nella tristezza.
Sii la nostra gioia nelle feste
e il nostro riposo nelle delusioni.
Non farci essere arroganti
quando abbiamo successo,
ma facci essere riconoscenti.
Non farci essere paurosi
quando sbagliamo,
ma rendici più saggi.
Non farci intristire
nel dolore e nella cattiveria,
ma accresci le nostre capacità
di resistere e di vincere.
Mantienici vulnerabili
gli uni verso gli altri
e verso di te.
(preghiera africana)

29 ottobre 2010

cum passione

- Riconosciamo di essere semplici custodi della vita
- Armonizziamo il nostro respiro con quello dell'universo
e facciamoci carico della sofferenza del mondo...
amando..

la lacerazione del senso

Ti accorgi che non siamo più in cammino,
che siamo schiavi di un mondo senza vere passioni,
legati al censo,
affamati solo di potere,
seminatori di odio e maldicenze,
indaffarati ad escludere tutto...anche noi stessi...
da noi

é una mancanza di prospettive ideali che ci ha portato a questo sfacelo,
assistiamo giorno per giorno impotenti ad uno spettacolo disgustoso..
da fine impero...
le giovani generazioni
crescono in un brodo di coltura
pieno di negatività,
quale futuro li aspetta,
di quali segni
ci sarà bisogno per far comprendere a tutti
che la terra grida.......di dolore
e mi chiedo cosa o chi potrà acquietare questo singulto disperato,
se le parole sono spente
e le pietre non parlano più..

10 ottobre 2010

INDIGNATO 1

Hai presente quell'occhio indagatore che entra dentro le viscere, le carni e scava..amorevolmente accolto nelle case degli italiani benpensanti, mentre sono al riparo dalla tempesta.. nel comodo delle poltrone, appisolati..
nel tepore accogliente delle casette
nel quieto dormiveglia pre serale...
entro la calda cerchia dei vicini,
ecco che guardiamo i lontani con partecipazione supponente,
partecipi perchè siamo intramoenia,
protetti,
riparati....
dal diverso
che è colui
che siamo invitati ogni santa sera a giudicare,
grazie agli strumenti che una lercia televisione ci mette a disposizione,
la genesi della spettacolarizzazione del mondo ha trovato alfine il suo compimento nella brutalità con la quale esponiamo la sofferenza sotto riflettori spietati da grande fratello orwelliano.
La macelleria degli sguardi, pornografia dei sentimenti si è realizzata.
La nudità di Fini nelle prime pagine dei giornali e la nudità degli sguardi dei parenti di Sarah Scazzi, rappresentano l' azzeramento di ogni valore etico frutto di una strategia che ci rende fintamente onnipotenti, perchè capaci di share.
Non hanno pudore, mettono sistematicamente tutto nel tritacarne, per vendere un prodotto, annullando ogni parvenza di umanità, fanno prevalere su tutto la finzione, l'artificio.. siamo in piena barbarie , cher ami e dobbiamo navigare a vista... the show must go on...
oggi io
mi sono scandalizzato
mentre vedevo il loro corpo
il loro molle corpo
esposto come merce di scambio,
a tanto al kilo,
immerso nell'insignificanza di un becero cortile pettegolo
in un banale talk show.

STACCHETTO PUBBLICITARIO

e non centra nulla la banalità del male,
si è celebrato in diretta
tra luci e pallettes
una presunta ricerca di verità,
si cercava di pescare nel torbido,
di dare senso ad un pregiudizio,
il buco nero che ha generato il mostro,
la famiglia...


...d'un tratto un sussulto
frutto di una vertigine
dello sguardo....
....che non rientrava
nella finzione
da lacrima a gettone......

un pieno,
ho spento la tv.

04 ottobre 2010

"Il tempo nostro è l'unico che abbiamo a disposizione e occorre occuparlo con determinazione e con dignità." (R. Pierantoni)

Sono convinto che la socializzazione è il rimosso della modernità, è siccome la socializzazione è lo spazio entro cui è possibile costruire un ragionamento sulla politica, ergo la modernità tende a negare la politica e l’idea stessa di società. La vocazione autentica della modernità è spoliticizzare la società. Non si discute più della socializzazione, del legame sociale, del modo in cui siamo vincolati ( la Paideia era centrale per i Greci e per i Cristiani, non lo è per noi che vogliamo una scuola “ neutrale e pluralista”.) Come affermava Cornelius Castoriadis, “la politica democratica non è altro che la socializzazione consapevole, il tentativo di padroneggiare il processo nel quale, attraverso l’esperienza quotidiana, si realizza la socializzazione della psiche.” Ci si socializza parlando, discutendo, leggendo il giornale, stringendo le mani, andando al bar… Tutto ciò è in gran parte un accadere che noi viviamo come fatto naturale, come si trattasse di funzioni biologiche, ma in realtà è un processo storico-sociale dal quale è possibile prendere le distanze solo attraverso la riflessione. Questo processo storico – sociale viene negato nella modernità, che riconosce solo l’individuo senza legami. Bisogna però capire che i soli diritti soggettivi rendono vulnerabile chi li invoca, mentre il governo consapevole della socializzazione come sfera che appartiene all’esperienza di sé attraverso gli altri e con gli altri, pone limiti allo strapotere dei forti. La socializzazione è legata allo spazio simbolico e se non c’è spazio simbolico non ci può essere socializzazione. D’altronde lo spazio simbolico è veramente tale se rende presente qualcosa che è assente. L’idea di rappresentanza politica è stata costruita sulla base di riferimenti sociali e collettivi, ma oggi ( proprio perché viviamo una fase di disgregazione) la rappresentanza non funziona più e non c’è spazio simbolico, giacchè non c’è legame tra il singolo e il gruppo. L’origine greca della parola simbolo è sym – ballein, cioè mettere insieme. Il simbolo mette insieme poiché rappresenta la possibilità attraverso una parte ( uno spadaforese) di rappresentare il tutto (gli spadaforesi). Questa idea è stata distrutta dalla modernità attraverso il processo di singolarizzazione: per questo non ci può essere più rappresentanza. Ci siamo talmente impoveriti perché abbiamo affermato l’assurdità che ciascuno si auto garantisce e si autoriconosce: L’altro è scomparso. Senza vera alterità non c’è conflitto vero e senza conflitto vero non c’è trasformazione della realtà e creazione dello spazio simbolico condiviso. Le passioni sono state neutralizzate. La modernità è una rimozione degli affetti, delle passioni, delle paure, quindi , e proprio per questo è una neutralizzazione della creatività. Al posto della piazza, luogo simbolico per eccellenza della città che rimanda al mondo degli affetti, si sostituisce un'altra piazza, questa, telematica, che è una connessione di segni funzionali che attivano altri segni, ma che non mettono in campo nessuna vera corporeità e comportano una scissione tra il corpo appunto e la parola, lo sguardo. L’anonimia non fa altro che accentuare ulteriormente questo distacco, confermare se ce ne fosse bisogno qual è il portato culturale della modernità, la strenua difesa della propria egoistica sicurezza. Da che discende come corollario che urge una rioccupazione degli spazi del vissuto, un riconoscersi, un condividere, anche e proprio a partire da questo luogo virtuale.

02 ottobre 2010

riunire ciò che è sparso



“ Costruire, significa collaborare con la terra, imprimere il segno dell’uomo su un paesaggio che ne resterà modificato per sempre; contribuire inoltre a quella trasformazione che è la vita stessa della città. Quanta cura, per escogitare la collocazione esatta d’un ponte e di una fontana, per dare a una strada di montagna la curva più economica che è al tempo stesso la più pura….
Ho ricostruito molto: e ricostruire significa collaborare con il tempo nel suo aspetto di passato, coglierne lo spirito o modificarlo, protenderlo, quasi, verso un più lungo avvenire; significa scoprire sotto le pietre il segreto delle sorgenti.”
(M. Yourcenar, Memorie di Adriano)


Viviamo in una democrazia che ha perduto la sua legittimazione partecipativa senza aver guadagnato dall’altro lato in capacità decisionale, indispensabile oggi ancor più di ieri per governare società complesse e sofisticate.
Compito della Politica è non disattendere la questione di portare le bellezza nei luoghi che ne sono privi, in quanto essa è la risultante della tensione dialettica tra due opposti, sintesi etico-estetica dell’atto creativo dato dalla decisione.
Per far ciò, bisogna intessere con i gruppi sociali un rapporto di collaborazione - conflitto mirato al riconoscimento dei luoghi dello scambio, per ricostruire i topoi del dialogo, dove l’artificio in contrapposizione alla naturalità diventa essenza della cultura dell’uomo, specchio dell’evoluzione possibile del mondo.
Il decadimento attuale è frutto di un arretramento dell’uomo verso posizioni individualiste.
Tra i sistemi di pianificazione operanti nel mondo occidentale quello italiano è uno dei più burocratizzati e più lontani dal mondo della vita.
Il funzionamento degli uffici di piano è penosamente formalistico e chiuso;
la mentalità standard dei funzionari e dei professionisti è orientata sulle norme, sulle leggi e sulle procedure, piuttosto che sui problemi, sui destinatari e sui progetti.
AUMENTARE , NEL GOVERNO DELLA CITTA’, IL GRADO DI SOSTANTIVITA’, DI PIENEZZA DEMOCRATICA, DI SENSIBILITA’ AI PROBLEMI, DI ASCOLTO E DI PROSSIMITA’ AGLI ABITANTI E’ QUINDI UN OBIETTIVO CHE E’ POSSIBILE AVVICINARE IN MOLTI MODI.
Porsi in ascolto critico nell’analisi territoriale, per qualificare i risultati non come semplice sommatoria di quantità ma come virtuosa disamina di specificità qualitative.
L’ascolto critico costruisce il fabbisogno, cerca i bisogni taciuti, i desideri inespressi.
Gli abitanti non sono genericamente utenti, gente comune, atomi statistici…..
Sono un popolo strutturato, articolato, contraddittorio;

gli abitanti sono persone, di più sono volti, sguardi, portatori di passioni, ricchi di conoscenze, di saperi, gli abitanti vivono...
Bisogna fare politica facendo anima, corpo unico, affinchè le idee siano il frutto maturo di una conversione collettiva al bene comune.
Per fare progetto c'é bisogno di giocatori che nel territorio agonale sappiano filtrare mediante il senso critico le decisioni frutto delle tensioni conflittuali che fanno parte del gioco.
Solo a partire da un grado di progettualità situata, che implica l’insediamento di un progetto, ed in un certo senso l’unico progetto possibile di insediamento, riscoprire il Genius Loci, come sostrato sotterraneo, in continua ebollizione, humus vitale: signatura profonda.
Oggi che la cultura generale affiorante è il pensare metropolitano, che la cultura tecnologica dei media uniforma le intelligenze e le appiattisce su un non luogo mentale privo di radicamento, di terrestrità, si possono riannodare i fili della collettività soltanto in un orizzonte che ridefinisca, dando sostanza, le vere ragioni della comunità insediata.
Bisogna disseppellire il pensiero profondo, dalla coltre sovrastrutturale dei linguaggi della contemporaneità e rivivificare l’imprinting culturale ( lingua, tradizioni, saperi, tecniche, concezioni e sistemi di pensiero), ripristinando la centralità del locus e da lì ricominciare la conquista degli spazi della contemporaneità.

16 luglio 2010

Lo sciabordio

La sera..
ritrovo me stesso
colmare quel che resta
di un antico vociare..

Sento che l'ombra è gravida

..corro ancora
col palloncino rosso in mano..
tu mi sostieni....
nell'orizzonte pieno di luci della festa...

una culla del tempo …

...e frin frin
frin frin gnorsì..
sempre na ninna sò
ui ui messiù.....

tutto è legato.

30 giugno 2010

CUORE

Cos'è il cuore..

... è voce silenziosa
suono, ritmo
che diventa anima.

il cuore è senza tempo,
motore immobile.

E' casa..
accogliente..
che fa entrare in sè
"ciò che vaga fuori".

Unendo i sensi ad anima
nell'unicità del sincrono respiro,
è splendore di vita che si effonde.....

29 giugno 2010

"Commette un delitto
chi nel suo precipitoso darsi da fare,
con brutale disinvoltura
calpesta anche un solo verme"
R. Luxembourg

16 giugno 2010

SPIAGGIA E BUONE PRATICHE

Noto con dispiacere e non c’è, ritengo, anima viva che non lo avverta che il nostro rapporto con il mare, ultimamente, si è problematizzato.
Mi riferisco, in primis, al lungo processo di gestazione del waterfront ma anche all’attuale deregulation della spiaggia, che compromette l'integrazione armonica del paese con la sua marina.
Premetto che, per certi versi, è condivisibile l'idea che - La marineria appartenendo alla storia dell'economia Spadaforese, va valorizzata, inscrivendo però le legittime esigenze ed aspettative dei pescatori, (di quelli che rimangono almeno), in un quadro condiviso di regole, frutto di necessaria pianificazione.

Tanto per entrare nello specifico, penso ci siamo accorti tutti, a parte qualcuno che soffre di amnesia, che l'ultima amministrazione, circa due anni fà, varò un piano spiagge, individuando, con tanto di bandiere colorate aree funzionali… per l’alaggio, la balneazione libera, i lidi, etc etc… facendo sì che il paese fosse provvisto di un necessario strumento operativo.

Domanda: Come mai di esso non v’è più traccia, dove sono andate a finire le delimitazioni delle aree funzionali che imprimevano una svolta positiva al suo utilizzo?

Ritengo che si sia incorsi in un errore, definiamolo di prospettiva ( una sorta di… come non si uscirà mai, continuando così, da uno stato di empasse che dura da 20 anni… perseguendo quell'abitudine consolidata nella nostra classe dirigente, di ricominciare le cose sempre e comunque daccapo, andando a sindacare le scelte che hanno fatto gli altri per mera autoreferenzialità, convinti che questo comportamento porti copiosi frutti.

Quasi sempre però per il paese.. questo modo di agire porta allo stallo
e lo vediamo con tutte le incompiute.

Mi rendo anche conto, come attenuante, che il dato presente va giudicato in rapporto ai tempi.
Non c'è chi non sappia che si sta attraversando una fase storica estremamente negativa nelle evidenze dell'oggi, ma piena di potenzialità positive per l'avvenire, solo a saperle vedere.
Si stanno minando dalle fondamenta gli stili di vita improntati allo spreco delle risorse, bisognerà ripensare il modo di porsi davanti alle cose del mondo e questo non sarà un compito facile.
per trovarsi bene domani bisogna partire, con politiche virtuose, oggi.
anche una spiaggia può diventare, in questo senso, un banco di prova.

Io pensavo, tra me e me, circa un anno fa, subito dopo le elezioni che la rendita d’immagine, di prestigio derivante dalla realizzazione di quest'opera sarebbe stata appannaggio dell'amministrazione attuale, invece.. anche se il lavoro in apparenza era abbastanza semplice e senza problemi rilevanti, lo si è complicato, fatto sta che il water front ancora oggi non è materialmente entrato nel patrimonio di Spadafora.

Le presentite luminarie, che in pompa magna avrebbero dovuto rilanciare Spadafora, anche per quest'anno, a quanto mi è dato di vedere, non ci saranno.

Il paese subisce lo smacco di un ulteriore ritardo che comporta un pesante danno di immagine.
Passeggiando,
la sera
si sente,
una cappa stagnante
ricoprire Spadafora…
che si offre al viandante
che l’attraversa di notte,
sempre più buia,
tetra.

Si presenta sempre meno appetibile di quanto invece meriterebbe
per gli antichi fasti del passato,
pensate che gli affitti di case per le vacanze estive, sono dai locali, gli Spadaforesi intendo, sponsorizzati su Internet prendendo come riferimento territoriale Venetico anche quando gli appartamenti si trovano a Spadafora, e ciò la dice lunga sul disagio che si sta vivendo.

Per attrarre gli investimenti a Spadafora bisogna creare condizioni di vivibilità ottimali, bisogna invogliare la gente a venire, se io invece, faccio un esempio, sono costretto a sborsare 3 euro per sostare e fruire di una spiaggia che lascia a desiderare, in un contesto mancante di tutto, preferisco di gran lunga fare, in macchina, qualche centinaio di metri in più e andare dove, da qualche anno, vanno tutti, anche perché non si paga pedaggio e le spiagge sono attrezzate, pulite e quant’altro.

Mi chiedo allora perché non proviamo a condividere di più le scelte con i cittadini, perché non proviamo ad aprirci di più alle reali esigenze del paese che sono tante,
perchè non vivere la politica come passione partecipata,
sarebbe un vero mettersi al servizio,
una prova di umiltà
e, di questi tempi, ce n’è tantissimo bisogno.

13 giugno 2010

Prigionieri dell'inadeguatezza,
piccini in un mondo che ci sovrasta
e ci assale....
siamo coscienti della deriva
incapaci di agire...
soggiogati dai luoghi comuni,
schiavi degli stereotipi....

vedo però all'orizzonte spiragli di luce,
ora che il vuoto di una rassegnata abitudine al silenzio..
sta diventando nuovamente corpo,
frutto di uno sguardo ulteriore

e mi chiedo:
"ci si può rassegnare.....
arrendersi incondizionatamente al nulla di questi giorni..."

la risposta è...
No.