Bisogna depurare il linguaggio da tutte le sovrastrutture,
fare il vuoto attorno ad esso,
anche e soprattutto a partire da questo luogo,
"Terra di Hurqalya"che è atopos,
ri/cominciare a raccontare,
re/imparare a vedere le cose come se fosse la prima volta,
mantenersi nomadi per avere un contatto emozionale con il tutto.
L'industria culturale surroga i sentimenti,
li traspone ad un livello che non ci appartiene
per il quale proviamo vere emozioni,
il bambino malnutrito in televisione ci commuove,
se lo vediamo immerso nel reale ci infastidisce.
Logos - phisis - soma con apertura mentale a 360°,
sapendo che non esiste una prospettiva univoca,
un disegno da seguire,
che siamo al crocevia,
il luogo estremo,
il luogo delle scelte,
e un "trickster",
uno spiritello maldestro ci devia,
ci ammalia.
Dobbiamo inseguire l'eccedenza di senso,
il senso N/esimo,
dove il vissuto si stratifica,
prende spessore,
si incarna in una visione del mondo,
legata, empatetica.
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