06 dicembre 2007

RICOSTRUIRE LA COMUNITA'


La perdita della qualità urbana è legata alla meccanica individualistica di consumo della città, alla scomparsa di patterns unificanti, di culture edilizie omogenee, di linguaggi architettonici ed urbanistici condivisi.
Ognuno fa per sè, anche le opere che dovrebbero tangibilmente lasciare un segno, lo lasciano in negativo, sono come navicelle aerospaziali calate dall'alto a fare terra bruciata, prive di attenzione ai rapporti spaziali consolidati, alla morfologia del paesaggio urbano.
La perdita della qualità dei luoghi è legata all'ineluttabile deperimento delle comunità insediate.
Le popolazioni urbane non generano, neppure in modo mediato i luoghi che li ospitano. In ogni singola parte di città insiste un fascio di vite differenti che non si integrano tra di loro, ma sono semplicemente schiacciate le une sulle altre nello spazio funzionale.
E' lo zooning che ha condizionato l'esistenza delle città, gli urbanisti hanno introiettato la mentalità della massaia che disfa e sistema le cose negli scaffali, per loro la città è solo la griglia di riferimento, il contenitore semivuoto da riempire.
Il chiacchiericcio estivo delle comari, il vento primaverile che sfiora le case e risveglia la terra, la vita che scorre incessante.... sono e restano fatti residuali, ciò che conta è determinare, nominare, programmare, delimitare, secare le continuità, separare, ridurre.. ridurre....dall'alto.
Così gli abitanti della città non condividono più un codice spaziale unitario, non possiedono più una comune sensibilità spaziale, uno stesso linguaggio.
Sono irrelati.
I nuovi quartieri arrivano nei territori con una grammatica standardizzata, fin dall’inizio indifferente ai luoghi esistenti: indifferente sia alla organizzazione fisica dei luoghi , sia ai gruppi umani esistenti.
I vecchi tessuti sopravvivono come configurazioni spaziali morte, nelle quali non dimorano più comunità organiche e solidali: la loro bellezza rimane come puramente museale, quando rimane , quando non viene deturpata da innesti a dir poco nefasti, essa resta semplicemente fisica, per il ricordo di un legame originario tra spazio e comunità ormai spezzato.
Le impercettibili fioriture di spirito comunitario raccolte nelle mie innumerevoli peregrinazioni alla ricerca di anima, non dimostrano in questo senso un inversione di tendenza.
La mancanza di qualità urbana deriva purtroppo dalla sparizione del soggetto, una sparizione che viene da lontano e di cui in questo sito si è già più volte parlato.
Un inversione di questo processo è necessaria, ed è possibile solo nella dimensione puntuale di rapporto tra spazio e società: qui è possibile ricostituire un rapporto tra potere di chi abita e costruzione - ricostruzione della città.
La qualità dello spazio è necessariamente legata alla presenza attiva di un soggetto collettivo, alla ricostruzione all’interno del gruppo umano insediato di “qualcosa di anteriormente condiviso” , alla resistenza o al rinnovo di codici topologici, di regole locali, di linguaggi costruttivi collettivamente elaborati e rispettati.

Nessun commento:

Posta un commento