18 dicembre 2007

PORTA TERRA


1. LA RETE
Il territorio siciliano possiede una grande concentrazione di bacini archeologici e di beni storico-architettonici che potrebbero formare i nodi di una rete di sinergie con altri poli archeologici (ma anche con poli architettonici, artistici e storici) a scala mediterranea.
Una strategia di offerta culturale ad elevato potere informativo, in cui il singolo sito vada ad amplificarsi per effetto delle esternalità di rete, in grado di rendere condivisibili le informazioni su attività scientifiche, di ricerca, gestione, tutela, valorizzazione e marketing è quello che oggi può scardinare un empasse ormai diventata strutturale per le piccole economie locali.
In un quadro così articolato, uno degli obiettivi del comune di Monforte S. Giorgio dovrebbe essere la costruzione di due livelli di competitività:

su base settoriale riferita agli operatori economici che agiscono nell’ambito delle risorse storiche, archeologiche e culturali;
su base territoriale, invece, riferita al tessuto connettivo di attività collaterali e di servizi specialistici avanzati che qualifichino il territorio.
Ciò, lo si potrà ottenere, adottando una strategia di integrazione tra:
· un quadro strutturato di interventi pubblici in infrastrutture (reti di trasporti e di comunicazione, vedi raccordo autostradale, ) costituenti l’antecedente logico dell’intervento, per la connessione alla rete.
· un sistema di misure di politica economica per il coinvolgimento di investimenti privati nel settore dei beni storico-archeologici e culturali in genere;
· un insieme di iniziative di formazione professionale (aggiornamento del know–how) e di promozione del territorio (agenzie, marketing ,etc.).
In buona sostanza è necessario considerare il territorio nella sua accezione complessa e integrata di ambiente fisico, costruito ed antropico, non più ridotto a spazio astratto oggetto di mero sfruttamento.

2. IL NODO.
In età moderna l’area del Comune di Monforte S. Giorgio ha subito un processo di de-territorializzazione che è da ritenersi strutturale per i paesi medio collinari. Tale processo ha comportato effetti a cascata sul paesaggio, sull’ambiente e sulle relazioni sociali.
Questo fenomeno è alla base dell’annullamento dell’identità dei luoghi (consonantia universalis) operato dalla rottura delle relazioni fra nuove morfologie insediative e locus, attraverso l’omologazione delle tecniche costruttive, dei materiali, delle tipologie edilizie urbane e rurali, dei modelli abitativi e di consumo.
L’interruzione del rapporto sinergico da parte di una cultura dell’insediamento che ha ridotto i luoghi a siti funzionali, ad un ordine artificiale indifferente alla individualità dei luoghi stessi, ha costituito un atto di “interruzione del paesaggio”.

L'abbandono delle tradizioni connesse al paesaggio, ha comportato la rottura di equilibri dovuta alla perdita di sapienza ambientale e all’abbandono, da parte della comunità insediata, della cura dei luoghi, intendendo con tale termine il rispetto che presuppone il riconoscimento delle proprie radici.
Un recupero del tessuto urbano e sociale che non si fermi alla pelle delle cose, come mera operazione di maquillage estetico, per essere veramente aderente alla natura del luoghi dovrà essere concepito in un quadro di ricoscientizzazione ecologica, coinvolgente l'intera comunità.
3. In sintesi i livelli su cui agire, come evidenziato, sono due, il processo è duale, uno esterno ( Connessione alla rete), l'altro interno (Il nodo sottile che lega la comunità ad un luogo), il primo è legato ad una visione panottica data dalle aperture a 360 gradi offerte dalla globalizzazione, dall'innovazione tecnologica ed infrastrutturale, da internet, l'altro, introspettivo, volto a riscoprire i luoghi, con la certezza che è solo nella pienezza di una vera presa di coscienza del patrimonio vivo di tradizioni e saperi che è manifestazione della continuità del legame che ci unisce e ci distingue, che si può concepire un'idea di futuro condivisa.

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