24 maggio 2008

LA COLONIZZAZIONE DELL'IMBECILLITA'

È sintomatico di un mal costume tutto Italiano quello che sta accadendo in questi giorni alla Regione Sicilia. Nelle stanze lontane di Roma si contratta il futuro governo del territorio Siciliano, tutto, senza alcuna attenzione alla forma che, lo dico a quanti non capiscono, è sostanza, soprattutto quando è in gioco il riscatto sempre più sperato ma lontano dal concretizzarsi.. il famoso riscatto dei siciliani da un empasse endemica che è ormai dato strutturale.
A questa legislatura piena come sempre di buoni propositi viene instillato un virus, un deterrente atto a stabilire se non si fosse capito chi comanda chi o che cosa, poche menti geniali hanno partorito così un figlio orbo, zoppo etc etc..
Veti, singolari diktat costruiti ad personam, non riusciranno a far spiccare il volo a questa compagine, perché?
una sola risposta.. vecchia, stantia, becera, criminale politica, fatta di interessucoli miserabili di parte, di leccaculismo in salsa romana, frutto di cordate clientelari presuntamente amiche, che hanno aperto il fuoco di fila, sparando cannonate, soprattutto ai propri sodali, nella vana, quanto illusoria speranza che questo tiro al piccione, questo sacrificio necessario, porti benefici su altri tavoli, sotto altre forme, seguendo una logica che vola alto, altissimo o bassissimo a seconda dei punti di vista.
Dov'è il quotidiano lottare per vivere, in queste scelte, dov'è la salvaguardia dell'interesse collettivo; sempre più lontano, tutto accade, lontano dal brusio montante di coloro che chiedono un futuro per sè, per i propri cari, nelle cosidette stanze dei bottoni, delle cerniere, dei calzoni alla zuava, dove non risuona più il batter di tacchi, l’eia eia alalà, altra musica oggi più strisciante meno nostalgica, ma pur sempre eco della voce del padrone… ma di più debole tonalità, flebile, senza la palle risonanti d’un tempo, quando si lavorava la terra e lo si capiva il senso della terra.
E Torniamoci alla terra, a questa nostra amata terra martoriata con la vanga e quant’altro occorre , bonifichiamola dalle sozzure che la infestano, facciamone un meraviglioso giardino aperto ad oriente…
Non sentono, sordi a tutto tranne che ai loro calcoletti piccini piccini, in quella stanza delle asole, ricca di cimeli dimenticati, il levarsi continuo, incessante di preghiere, di coloro che vivono nella speranza di dare una svolta alla loro vita, di chi vive la politica sul campo, con spirito di servizio, che le sente continuamente, anche di notte, le richieste di una vita normale che possa essere vissuta con dignità, quanta umanità si incontra giorno per giorno, penso ai Micheli, ai Gaetani, ai Carmeli, etc etc, ai loro volti che hanno impresso un desiderio, anzi il desiderio di avere famiglia, lavoro, una sistemazione così la chiamano, con una sola speranza che qualcosa cambierà perchè c’è la volontà, la voglia , la possibilità di farlo;
ma nella asettiche, impenetrabili stanze di Roma, non ci sono volti nè vita, tutto è imbalsamato, si decide secondo logiche che poco hanno a che vedere col principio di edificazione di un territorio, premiale dello sforzo di intere compagini umane, che rischiano, e mettono la loro faccia, la loro storia, sul campo credendo che lo sforzo e l’impegno diuturno venga premiato.
Non è così, lo scollamento tra la politica che vive il proprio tempo come una missione e le strategie imperscrutabili dei maggiorenti di partito è giunto al culmine…
Questa misera insulsa fallimentare legge elettorale ha generato un delirio di onnipotenza nella psiche di poche deboli menti, che se ne fottono di tutto..e operano cinicamente le loro scelte, sicuri solamente dell’arroganza del loro potere.

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