Per Plotino la bellezza si dà a noi non in termini di imitazione, bensì di purificazione.
Partecipare al libero gioco dell'idea, riattivare l'azione della forma, lasciar essere le cose che sono significa non tanto trasferire nei suoni e nei colori le pure armonie intellegibili e tantomeno svelare le essenze archetipiche ma piuttosto liberare la realtà dal principio di ragione e restituirla al puro essere per sè. Cioè, al nulla.
Al nulla del principio e della fine ( il principio, la fonte, l'origine, ma anche la fine, è l'Uno del quale non si può predicare che il nulla).
Ma per questo è necessario convertire lo sguardo dal mondo al "nulla delle cose che sono" e quindi " abbandonare e disprezzare queste cose", lasciando tranquillamente da parte " tutti i regni della terra e del mare e del cielo" per guardare unicamente " eis ekeino".
questa ontologia del nulla sarà poi ripresa da Meister Eckhart, da S. Giovanni della Croce (come abbiamo visto in un post precedente) e da Jacob Bohme.
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