24 ottobre 2007

RIUNIRE CIO' CHE E' SPARSO



“ Costruire, significa collaborare con la terra, imprimere il segno dell’uomo su un paesaggio che ne resterà modificato per sempre; contribuire inoltre a quella trasformazione che è la vita stessa della città. Quanta cura, per escogitare la collocazione esatta d’un ponte e di una fontana, per dare a una strada di montagna la curva più economica che è al tempo stesso la più pura….
Ho ricostruito molto: e ricostruire significa collaborare con il tempo nel suo aspetto di passato, coglierne lo spirito o modificarlo, protenderlo, quasi, verso un più lungo avvenire; significa scoprire sotto le pietre il segreto delle sorgenti.”
(M. Yourcenar, Memorie di Adriano)


Viviamo in una democrazia che ha perduto la sua legittimazione partecipativa senza aver guadagnato dall’altro lato in capacità decisionale, indispensabile oggi ancor più di ieri per governare società complesse e sofisticate.
Compito della Politica è non disattendere la questione di portare le bellezza nei luoghi che ne sono privi, in quanto essa è la risultante della tensione dialettica tra due opposti, sintesi etico-estetica dell’atto creativo dato dalla decisione.
Per far ciò, bisogna intessere con i gruppi sociali un rapporto di collaborazione - conflitto mirato al riconoscimento dei luoghi dello scambio, per ricostruire i topoi del dialogo, dove l’artificio in contrapposizione alla naturalità diventa essenza della cultura dell’uomo, specchio dell’evoluzione possibile del mondo.
Il decadimento attuale è frutto di un arretramento dell’uomo verso posizioni individualiste.
Tra i sistemi di pianificazione operanti nel mondo occidentale quello italiano è uno dei più burocratizzati e più lontani dal mondo della vita.
Il funzionamento degli uffici di piano è penosamente formalistico e chiuso;
la mentalità standard dei funzionari e dei professionisti è orientata sulle norme, sulle leggi e sulle procedure, piuttosto che sui problemi, sui destinatari e sui progetti.
AUMENTARE , NEL GOVERNO DELLA CITTA’, IL GRADO DI SOSTANTIVITA’, DI PIENEZZA DEMOCRATICA, DI SENSIBILITA’ AI PROBLEMI, DI ASCOLTO E DI PROSSIMITA’ AGLI ABITANTI E’ QUINDI UN OBIETTIVO CHE E’ POSSIBILE AVVICINARE IN MOLTI MODI.
Porsi in ascolto critico nell’analisi territoriale, per qualificare i risultati non come semplice sommatoria di quantità ma come virtuosa disamina di specificità qualitative.
L’ascolto critico costruisce il fabbisogno, cerca i bisogni taciuti, i desideri inespressi.
Gli abitanti non sono genericamente utenti, gente comune, atomi statistici…..
Sono un popolo strutturato, articolato, contraddittorio;

gli abitanti sono persone, di più sono volti, sguardi, portatori di passioni, ricchi di conoscenze, di saperi, gli abitanti vivono...
Bisogna fare politica facendo anima, corpo unico, affinchè le idee siano il frutto maturo di una conversione collettiva al bene comune.
Per fare progetto c'é bisogno di giocatori che nel territorio agonale sappiano filtrare mediante il senso critico le decisioni frutto delle tensioni conflittuali che fanno parte del gioco.
Solo a partire da un grado di progettualità situata, che implica l’insediamento di un progetto, ed in un certo senso l’unico progetto possibile di insediamento, riscoprire il Genius Loci, come sostrato sotterraneo, in continua ebollizione, humus vitale: signatura profonda.
Oggi che la cultura generale affiorante è il pensare metropolitano, che la cultura tecnologica dei media uniforma le intelligenze e le appiattisce su un non luogo mentale privo di radicamento, di terrestrità, si possono riannodare i fili della collettività soltanto in un orizzonte che ridefinisca, dando sostanza, le vere ragioni della comunità insediata.
Bisogna disseppellire il pensiero profondo, dalla coltre sovrastrutturale dei linguaggi della contemporaneità e rivivificare l’imprinting culturale ( lingua, tradizioni, saperi, tecniche, concezioni e sistemi di pensiero), ripristinando la centralità del locus e da lì ricominciare la conquista degli spazi della contemporaneità.

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