29 agosto 2012

CECITA'


Dobbiamo riconoscere come degne di fiducia solo le idee che comportano l'idea che il reale resiste all'idea.”(E. Morin)

Questa estate,  mi sono dato alle letture mirate ed avendo pure voglia di  volare alto,  in primis, mi son letto: “I sette saperi necessari all'educazione del futuro”  di Edgar Morin, in cui si tratta ampiamente  delle degenerazioni della cultura tecnocratica.
Mi sono convinto che  è   la degenerazione del nostro  sistema di pensiero, per come è stato frammentato nella congerie di specializzazioni e di riduzioni,  che ci  sta portando in braghe di tela.
Abbiamo svenduto al finto progresso delle IA,  il nostro retaggio culturale fondato  sulla centralità dell'uomo planetario e sulla riflessione multidimensionale e multidisciplinare.
Questo testo di divulgazione fa da corollario  al Metodo Moraniano  sviluppato in ponderosi tomi,  ed è stato scritto a beneficio di coloro che hanno ancora sete di "conoscenza della conoscenza"  ed amano addentrarsi nelle problematiche di ordine teoretico ed epistemologico, nella convinzione che per risolvere i problemi epocali occorra un pensiero che pensi se stesso non come entità irrelata ma  integrato alla complessità del vivente.
Ecco, quanto ho desunto, con la speranza che vogliate abbeverarvi direttamente alla fonte.
Il pensiero dominante, tecnocratico, applica alle complessità viventi e umane la logica meccanica e determinista delle macchine artificiali, ciò lo porta naturalmente ad escludere tutto quello che non è quantificabile e misurabile, eliminando tutto ciò che rende umano l'umano e cioè le passioni, le emozioni, i dolori, le gioie.
La politica.
Allo stesso modo, l'applicazione di questo principio di riduzione tende ad occultare, obbedendo al paradigma determinista, il rischio, il nuovo, l'invenzione.
La nostra educazione, per come è stata orientata, non implica perchè, in essa, ci è stato insegnato a separare, compartimentare, isolare e non a legare le conoscenze, facendo diventare invisibili i contesti, le complessità, le interazioni tra le diverse discipline.
D'un tratto, ecco il risultato, ma c'è voluto del tempo ed una grande determinazione, i grandi problemi umani sono scomparsi a vantaggio dei problemi tecnici particolari, che sono rimasti tali, perchè è impossibile risolverli senza avere un quadro d'unione.
L'incapacità di organizzare il sapere compartimentato ha portato all'atrofia della disposizione mentale naturale a contestualizzare e a globalizzare.
Purtroppo, viviamo sotto il dominio dell'intelligenza parcellare, meccanicista, disgiuntiva, riduzionista, che spezza il complesso del mondo in frammenti, fraziona i problemi, unidimensionalizza il multidimensionale.
E' un intelligenza miope che finisce per essere cieca, perchè distrugge sul nascere la possibilità di comprensione e di riflessione, riduce le possibilità di un giudizio correttivo, di una prospettiva a lungo raggio.
Così,  più i problemi diventano multidimensionali, più si è incapaci di pensare la loro multidimensionalità; più progredisce la crisi, più progredisce l'incapacità a pensare la crisi; più i problemi diventano planetari, più diventano impensati.
Incapace di considerare il contesto e il complesso planetario, l'intelligenza cieca rende incoscienti e irresponsabili.

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