09 novembre 2008

MEA CULPA

Uno dei problemi più acuti di oggi è costituito dalle difficili condizioni del convenire, nell'assenza di una genuina etica della comunicazione. Nella dissolvenza di tale etica, diventa un impresa disperata ogni comune progettazione della forma del vivere bene in comunione. Senza un riferimento forte al "bene comune" la politica rischia di degradarsi a lotta di tutti contro tutti, di tramutarsi in pura sopraffazione.
Obama cerca di riannodare i fili di una purificazione rigenerante della politica sul terreno dell'etica, combattendo strenuamente l'eclissi contemporanea del senso della verità.
La vita buona in comune, nell'ambito di istituzioni giuste, non costituisce un lusso ma una componente necessaria di essa.
Se noi non volessimo, come d'altronde facciamo correntemente, prender parte ad alcuna decisione politica, già avremmo preso la decisione più nevralgica: cioè quella di lasciare ogni guida ed orientamento nelle mani delle minoranze governanti al presente, lasciandoci sospingere e condurre innanzi.
Solo questo ragionamento può consentirci di riscoprire la necessità e la verità della politica, come dell'etica: mostrare l'interna aporia di coloro che, respingendo a parole ogni impegno, ed io sono uno di questi, assumono di subire una politica ed un'etica della peggior specie: quelle della passività e dell'acquiescenza.
L'Yes we can - suona così come un monito a definire lo spazio comunitario del vivere con,
luogo elettivo dove si istituisce la politica come speranza del cambiamento.

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