Ripensare la città significa riscattare la politica urbanistica e architettonica dal difetto di progettualità che – com’è avvenuto dalla seconda metà del novecento – ha prodotto la paralisi ciecamente conservatrice dell’esistente (da proteggere e conservare in quanto esistente) soprattutto nei centri storici e, nello stesso tempo, l’anarchia selvaggia nelle periferie e nelle zone di nuovo insediamento (coste, insediamenti turistici, etc..).
Le città oggi sono museificate o deturpate, ma anche intasate e abbruttite da una mancanza annosa di pensiero e di progettazione “di base” ( non “di emergenza”) sui trasporti e sulla velocità.
E’ necessario rilanciare un laboratorio di sperimentazione urbanistica e architettonica degno della grande tradizione del primo Novecento Italiano.
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