25 maggio 2011

I, Consumer?


Dove sono finite tutte le persone? Per non parlare dei cittadini, degli esseri umani, dei vicini, degli abitanti, di individui, uomini, donne, adulti, bambini, lavoratori, impiegati, datori di lavoro... Improvvisamente, ovunque, spariti, tutti. Il loro posto è stato preso dai consumatori.
Non è una questione di destra o sinistra. La National Public Radio (NPR), la meno schierata, ha usato questo termine. In un discorso al Congresso, il liberale Economic Policy Institute (EPI) ha detto che i redditi dei consumatori si sono abbassati. E Fox News ha riferito che, non le “persone” o i “benefattori”, ma i consumatori, credendo di fare donazioni per le vittime di disastri naturali, sono stati truffati dai criminali.
Qualcuno potrebbe pensare che i relatori di questi eventi si siano accorti che i loro soggetti non erano impegnati a consumare, divorare o mangiare. Piuttosto, in ognuna di queste situazioni, i cosiddetti consumatori erano “cotti a puntino”, erano il “cosa c’è per cena”, il “piatto del giorno”. Erano, se non altro, vittime. Mangiati in un boccone.
Ciò costringerà gli esperti a un'indagine per scoprire quando esattamente le persone hanno smesso di essere tali, quando la loro completezza e complessità sono state eliminate per essere sostituite dal consumo. Chi può dare una risposta a questa domanda? Chi può spiegare cosa significhi e cosa significherà nel prossimo futuro?
C’è del vero nel termine "consumatore", ma, ad essere onesti, siamo consumatori tanto quanto consumati. Fox, NPR, EPI e compagnia ci hanno fatto uscire allo scoperto. Siamo quello che consumiamo. E’ sempre più ovvio. Al giorno d’oggi la nostra unica forma di relazione con l’altro, esseri umani e cose, è il consumo. Da una parte all’altra del paese siamo stati assemblati per formare una macchina divoratrice, che consuma piante, animali, paesaggi, bellezza e risorse di ogni tipo senza nessuna preoccupazione per il futuro, per i nostri figli o nipoti o i nostri discendenti per i millenni a venire. Noi, consumatori concentrati a comprare case-trofeo e a rimpinguare i nostri fondi pensionistici in modo da permetterci di consumare “guardando avanti”. Che stessimo “guardando avanti” o no, non stavamo certo pensando alle impronte lasciate sul nostro cammino, finché giunse il giorno in cui ci accorgemmo che tutto ciò che avevamo era spazzatura e che saremmo annegati in una pozza d’acqua.
Come consumatori viviamo in un eterno presente, che ingloba e elimina tutto. Ma i nostri avi avevano capito l’importanza dell'essere prudenti, del preservare. Capirono l’importanza di costruire infrastrutture dal valore durevole, non pensando solo a sé stessi, ma anche ai propri figli e discendenti. Capirono, come fece Oliver Wendell Holmes, che le tasse che stavano pagando erano il prezzo per l’ammissione alla vita in una società civilizzata. Capirono che vivere in una società civilizzata significa procurare nutrimento reale e la miglior educazione possibile, per tutti. Quella società alla fine era devota al principio “Ciò che avete fatto per l’ultimo tra loro l’avete fatto per me”.
Le cose che fecero e produssero stanno ancora contribuendo alla nostra sicurezza e al nostro progresso. Tra l'altro, crearono un sistema educativo di alto livello e largamente sovvenzionato, che ha eliminato l’ostacolo dei costi e ha reso il nostro paese leader in tanti settori. Staremmo meglio oggi se ci fossimo resi conto dell’investimento che fecero per noi, invece che consumare e distruggere quest'eredità.
Molto del futuro che essi sognarono esiste ancora. Le infrastrutture realizzate sostengono ancora il nostro benessere e il nostro successo. Il loro impegno e la loro fatica sono sempre di vitale importanza per il nostro futuro.
Ironicamente, ci sono grandi appetiti là fuori e veri consumatori che sono invisibili nonostante l’ammontare dei loro consumi. È grazie alla loro sollecitazione che abbiamo gettato via la nostra umanità e il nostro posto nella lunga catena della vita e dell'esistenza.
Chi sono i veri consumatori? Quelli che affermano che l’economia è tutto. Che sostengono che si devono prendere “decisioni forti”, e poi queste “decisioni forti” hanno sempre lo stesso risultato, rendere i ricchi sempre più ricchi e peggiorare la condizione degli oppressi e degli sfruttati.
Tutto questo non è frutto di un complotto. Ce lo siamo imposto da soli. E perseveriamo nel consumare il nostro futuro, la nostra umanità.
Forse è ormai troppo tardi, ma non dobbiamo smettere di sforzarci di tirar fuori la nostra personalità e risanare la nostra umanità. Abbiamo bisogno di capire dove ci siamo persi. Questo compito riguarda ognuno di noi, il compito di lasciare i nostri giocattoli e pensare cosa ci può davvero rendere sicuri e felici.
di Ellen Dannin ( tratto da "Come Don Chisciotte)

15 marzo 2011

LE 10 STRATEGIE DELLA MANIPOLAZIONE


per aprire spazi di riflessione vi giro un testo che Il linguista Noam Chomsky ha elaborato tempo addietro, è la lista delle “10 Strategie della Manipolazione” attraverso i mass media.

1 - La strategia della distrazione.
L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2 - Creare il problema e poi offrire la soluzione.
Questo metodo è anche chiamato “problema - reazione - soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 - La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 - La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 - Rivolgersi alla gente come a dei bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

6 - Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione.
Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….

7 - Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori" (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 - Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...

9 - Rafforzare il senso di colpa.
Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!

10 - Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

Noam Chomsky
testo tratto da una traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANONIMO

12 marzo 2011

NON ACCETTARE


Non accettare questa deriva d'inazione
non accettare quella certa assuefazione alla mediocrità
non accettare la miope parzialità dell'incultura dilagante
non accettare l'abominio dei rifiuti che diventano icona del tempo presente
non accettare questa perenne condizione emergenziale
non accettare la prevaricante presenza dei media nella tua vita
non accettare che tutto sia acriticamente definito normale..

11 marzo 2011

i sismografi del presente


..dico a te..
che sei preso da mille cose
importanti...
ma spesso anche futili...
prova,
proviamo,
a stare con i piedi per terra,
i nudi piedi immersi nella nuda terra
e chinando il capo
prova,
proviamo,
a sentirne l'odore..
non è troppo tardi
non ancora..
la  terra
grida di dolore
perchè tutto precipita,
scivola,
crolla,
si lacera..
occorre abitare la terra
nel pieno senso del termine
aver cura del presente,
attivare processi virtuosi di trasformazione del reale.
la Sicilia è immersa nel catino mediterraneo,
autentica fucina di nuove elaborazioni,
come anche,
ed è questione dell'oggi,
banco di prova della macelleria "tiportolapaceasuondimitraglia"
Il tempo è arrivato di diventare sismografi del presente
per essere capaci di.......