Cari amici, proviamo a riscoprire assieme le ragioni della civile convivenza per combattere quella consolidata deriva nichilista fomite di egoismi e personalismi vari.
Sono convinto che bisogna evitare forme di partigianeria preconcetta, che a nulla servono, tranne che a distruggere sul nascere collaborazioni fattive, ineludibili coi tempi che corrono.
Il pensare positivo del nostro paese va rivolto non ad alimentare polemiche sterili ma a ripristinare un virtuoso regime di attenzione propositiva.
Faccio un analisi critica a partire da me e dico che innanzitutto non bisogna vivere con l’idea che tutto sia sempre rimandabile. Viviamo soggiogati dai media, che sono diventati ahinoi una sorta di surrogato di esistenza. Questa società consumistica e spettacolarizzata ci ha narcotizzati. Il nostro modus vivendi è improntato all’isolamento, alla ricerca di un paradiso artificiale fatto di macchine tecnologiche, di finzione comunicativa.
E’ necessario ed indifferibile posizionarsi nel reale con la barra a dritta e navigare nel qui ed ora, con la prua rivolta verso l’isola che ancora non c’è, sferzando il senso comune, in un mare che sappiamo riottoso perché battuto da forti venti e tempeste, soprattutto quelli della nostra stessa indifferenza, ed aiutati, vediamo come, da ferrea volontà … se ne è rimasta…cominciare a muovere il mondo…a prendere il largo..per far crescere lentamente nel senso comune l’idea che il cambiamento è possibile…
qui ed ora.
Il paese che viviamo – Spadafora- è uno e molteplice, ognuno ne possiede una parte, frutto di una sua personale visione soggettiva, che spesso è difficile collimi con quella dell’altro, condividiamola..
Trovo sia necessario, e non banale, ritornare a dire che il nostro paese è fatto di terra, di corsi d’acqua, di strade, di piazze, di case pubbliche e private, di persone, e che questo venga considerato non un luogo comune, ma il luogo, che come dice Giancarlo Paba, diventa capace di contenere la sfera dei nostri sentimenti.
Spadafora è frutto di una peculiare sommatoria di accadimenti che in proiezione spazio temporale hanno generato uno specifico genius loci, rappresentazione compiuta della nostra appartenenza, del nostro esserci.
È questo radicamento ai luoghi che purtroppo nella contemporaneità si è perso, la volatilizzazione dello spazio ha generato una difficoltà anche nei più semplici movimenti..ecco che la domanda fatta da molti su come muoversi, su come inferire nella realtà di tutti i giorni le istanze più disparate diventa un problema..
Come si fa materialmente politica, dove?
Se i luoghi del confronto sono stati azzerati, per far posto solo alla voce del padrone..
Al tempo delle eterie ateniesi, la paideia serviva ad ingenerare la coscienza d’essere parte di un tutto armonico, in cui i processi decisionali fluivano dal realizzarsi del dialogo sociale nelle agorà.
Il lavoro storicamente era il collante principale, attorno al quale sorgeva l’urbe…
oggi lavoro..vuol dire.. ..il più delle volte l’ altrove..l’indistinto che genera nomadismo.
C’è una nobiltà intrinseca nel termine lavoro, nel suo processo di significazione, e lo sapevano i padri fondatori della Repubblica, nobiltà che prescinde da tutte le valutazioni soggettive, direi archetipica,
penso sempre quando si parla di lavoro, alle mani aperte, nobili, passatemi il termine, di chi lavora la terra, quanta sapienza è riposta nella cura del campo, radice significante di tutti i lavori anche di quelli intellettuali.
Occorre ridare vitalità al nostro territorio..attraverso il lavoro…
ad ognuno il suo..
agli intellettuali quello dei filosofemi, ai muratori quello della cazzuola…
ma ecco la domanda…tormentosa, da non dormirci la notte…
come si può fare… quando Il territorio spadaforese è l’unica risorsa che abbiamo….??
29 novembre 2009
20 novembre 2009
i fichi d'India
..dai..
Pà
..mangia
quei fichi d’India
che hai lasciato
e non correre via,
..come facevi…
bimbo
di presso
“ l’archi da marina”….
quando era la terra
mai sazia d’avventure…
Sento
un pizzicore
dentro,
come un vuoto,
un agonia,
un sentire che priva di tutto,
del respiro,
dello scorrere del tempo
e senza enfasi,
semplicemente si nutre dei nostri sogni
come soffio che dilegua,
rubato....soffio leggero
o come lo avverto io..
rantolo disperato?
Pà
..mangia
quei fichi d’India
che hai lasciato
e non correre via,
..come facevi…
bimbo
di presso
“ l’archi da marina”….
quando era la terra
mai sazia d’avventure…
Sento
un pizzicore
dentro,
come un vuoto,
un agonia,
un sentire che priva di tutto,
del respiro,
dello scorrere del tempo
e senza enfasi,
semplicemente si nutre dei nostri sogni
come soffio che dilegua,
rubato....soffio leggero
o come lo avverto io..
rantolo disperato?
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